martedì 30 novembre 2010

Il ritorno.

Cerco di non rendermi conto del tempo che passa inesorabile.

Meno otto ore.
Apro gli occhi. Dopo una notte insonne.
Meno sette.
Ciao Craig. Come va?
Meno sei.
Alla ricerca di un ultimo pie.
Meno cinque.
Meno quattro.
Il pullmino è già arrivato.

Ciao.
Addio.
O arrivederci.

A bordo dell'aereo siamo in balia delle malefiche hostess.
Che fanno di noi quello che vogliono.

Benvenuti a bordo.
Cena.
Spengono le luci. Buonanotte.
Dopo due ore ci portano una bella colazione.
Buio. Luce.
Buio. Luce.
Un film. Due. E tre.
Colazione.
Pranzo.
Buio. Luce.

Nel giro di ventiquattro ore tocco tre continenti.
Faccio colazione cinque volte.
E a Londra. Davanti alla sesta colazione.
Mi godo la mia prima alba europea.

sabato 27 novembre 2010

La dura realtà.



Dio.
Come mi è mancata la città.

Con gli occhi che brillano osservo Sydeny muoversi.
Pulsante di vita.

Come amo questi piccoli negozi.
Ognuno dotato di propri pensieri. E personalità.
Il brusio attorno ai caffè. La domenica pomeriggio.
Il sole che si riflette nei grattacieli. In lontananza.
Le coppiette che sonnecchiano pigre nel parco.
Il traffico.
La vita.
I contrasti.

Ma soprattutto. La gente.
Uomini.
Donne.
Bambini.
Che scorrono come vivo sange nelle arterie di questa città.
Con i loro umori.
I loro pensieri.
Le chiacchere.
E la fretta.

Dio.
Come mi è mancata la città.

giovedì 25 novembre 2010

Alice Springs.


Alice Springs è una cittadina lenta. E sonnolenta.
Sperduta nel mezzo del nulla.

Una strada.
Qualche negozio.
Gallerie d'arte aborigena.

Il letto di un fiume asciutto l'attraversa.
Fangoso.

L'ostello è un porto di mare.
La gente viene e va.
Per una notte.
Prima di avventurarsi nel deserto.

Ed invece io resto.
Per godermi questo ultimo sorso d'Australia.

Sull'amaca.
Sotto il sole.
Un libro. E del thè.
Lontana da tutto e da tutti.
Sola con il sole. Ed i miei pensieri.

E quando si fanno troppo rumorosi.
Lì fuori c'è tutta un'umanità che mi aspetta.

lunedì 22 novembre 2010

Pick apart the pices of your heart.

Sempre alla ricerca di nuova musica.
Giovane talento australiano.
Nato in Belgio.

Sembra leggermi dentro.
E un poco mi spaventa.

Non lo conoscevate?
Conoscetelo.
Gotye.
Hearts a mess.


Pick apart
The pieces of your heart
And let me peer inside
Let me in
Where only your thoughts have been
Let me occupy your mind
As you do mine

You have lost
(Too much love)
To fear, doubt and distrust
(It’s not enough)
You just threw away the key
(To your heart)

You don’t get burned
(’Cause nothing gets through)
It makes it easier
(Easier on you)
But that much more difficult for me
To make you see…

Love ain’t fair
So there you are
My love

Your heart’s a mess
You won’t admit to it
It makes no sense
But I’m desperate to connect
And you, you can’t live like this

Your heart’s a mess
You won’t admit to it
It makes no sense
But I’m desperate to connect
And you, you can’t live like this

Your heart’s a mess
You won’t admit to it
It makes no sense
But I’m desperate to connect
And you, you can’t live like this

Love ain’t safe
You won’t get hurt if you stay chaste
So you can wait
But I don’t wanna waste my love

(Se il video non funziona vedi qui)

sabato 20 novembre 2010

Cinque.


Meno cinque.

E' strano poter contare sulla dita di una mano i giorni che mancano alla fine di quest'avventura.
Al mio rientro a Milano.

Cinque.
Cinque come i sette nani meno Brontolo e Cucciolo.
Cinque come i primi cinque dei dodici apostoli.
Cinque come i colori dell'arcobaleno che mi ricordo. Rosso. Giallo. Blu. Verde. E arancio.
Cinque.

Solo cinque giorni mi separano dalla mia amata pizza.
Pomodorini. Rucola. E grana.

Solo cinque.

venerdì 19 novembre 2010

Aria di tempesta.


Il Gran Canyon è ben diverso da come la mia fervida immaginazione l'aveva sognato.

Una parete rocciosa da scalare.
Pian piano. Con circospezione.
E poi sempre più veloce e sicura.

Un passo. Due.
E sotto i nostri occhi si apre l'orizzonte.

Profonde gole.
Camminate sull'orlo del precipizio.
Orlate di spighe dorate.
Alberi. E fiori.
Su un terreno profondamente. Indiscutibilmente rosso.

Un vento leggero ci accompagna per quattro ore.
Alla scoperta delle traccie di un passato ormai dimenticato. E quasi impensabile.
Durante il quale tutto questo era mare. Salato ed infinito.

E alle dieci.
Mentre percorriamo gli ultimi metri.
Sgranocchiando la nostra seconda colazione.
L'orizzonte cambia colore.
Le nuvole si tingono di plumbeo azzurro.
Cariche di pioggia. Ed elettricità.

Un lampo squarcia l'aria.
Qualche secondo d'attesa infinita.
Ed arriva anche il tuono.
Piove.

Piove nel deserto.

giovedì 18 novembre 2010

Il blog è mio. Parlo di quello che me pare e piace. Evviva la democrazia.


A volte basta un attimo.
A fermare il tempo.

Una canzone che risuona in lontananza.
Così familiare.

Nel bel mezzo del nulla qualcuno ascolta gli Sikitikis.

Casualità. Fato. Destino.
Chiamatelo come volete.

Ma la musica salverà il mondo.



mercoledì 17 novembre 2010

Della vita. Della morte. E della storia. Che si ripete.

FOTO: usadifranci

Elvis porta una maglietta militare.
E' lacerata. Da parte a parte.
Proprio lì. Dove c'è il cuore.
L'ha trovata sulla spiaggia. Da qualche parte in Asia.

Subito la mia immaginazione vola.
Pesante come un macigno.

Forse qualcuno è morto. Dentro quella maglietta.
Combattendo una guerra in cui credeva.
O per qualche falso ideale.

O forse il soldato è sopravvissuto.
Ed è tornato a casa. Ad abbracciare la sua amata.
E ancora oggi ogni notte si sveglia. Sudato e terrorizzato.
Ma col cuore che batte forte nel petto.

O invece quella maglietta è stata comprata in un negozio.
Ed ha viaggiato con Elvis tutta la sua vita.
Su una motocicletta.
Felice e spensierata.
Senza sapere cosa sia la guerra.

Ma in fondo non mi importa.

Dopo una settimana sono ancora qui.
A pensare alla sua storia.
E a raccontarvela.

E mentre la mia immaginazione vola.
Pesante come un macigno.
Da qualche parte nel mondo. In questo istante.
Un soldato muore.
Nel silenzio dell'anonimato.
E nessuno si ferma a raccontare la sua storia.

martedì 16 novembre 2010

Piccoli mostri.



E' buffo. Nel bel mezzo del nulla. Il passare del tempo è scandito dal susseguirsi di diverse specie di insetti.
Che si danno il cambio.
Nel tentativo di farti impazzire.

Durante il giorno. Mosche.
Che con spirito suicida. Si sfidano in voli acrobatici.
Nel tentativo di atterrare all'interno della tua bocca.

L'ora dei pasti è il tempo preferito dalle formiche.
Che si lanciano in lillipuziane imprese.
Cercando di battere ogni record di scalata dell'essere umano.

Al tramonto le formiche mettono le ali.
E riescono nell'impossibile impresa di essere ancora più fastidiose della loro versione meno evoluta.

Ma la notte.
La notte regnano sovrane le zanzare.
Che fameliche si nascondono dentro il tuo sacco a pelo.
E paiono essere immortali.

Ovviamente la mattina alle quattro.
Quando ci alziamo per ammirare il sorgere del sole.
Siamo tutti freschi e riposati.
Come rose.

lunedì 15 novembre 2010

Uluru. Pioggia nel deserto.


Devo essermi lamentata troppo del caldo.
Perché l'omino del tempo.
Che vive sulle nuvole.
(Si. Sempre lui.)
Ha deciso di regalarmi un'esperienza unica ed indimenticabile.
Tre giorni di campeggio nel deserto.
Sotto il diluvio universale.

Chiunque può dire di aver visto Uluru sotto il sole.
Bello. Splendente. Monolitico.

Ma sono in pochi che possono vantarsi di aver visto delle cascate solcare il suo rosso manto.

Vecchio gigante arrugginito.
Figlio millenario delle viscere della terra.
Esercita un potere magico. Indescrivibile.

Custode di una cultura antica.
Che insegna a rispettare la Natura. Ed i suoi doni.

Arte. Sopravvivenza.
E conoscenza.

domenica 14 novembre 2010

Cartolina dalle Whitsunday Islands

In mezzo al mare.
Piccoli gioielli tropicali.
Sotto il sole. E le stelle.









Il treno rosso.

FOTO: benhew

Eccomi qui.
Sul treno che scorre lento. Dolcemente.
Attraverso il deserto.
Nel cuore rosso dell’isola.

Diretta verso la mia ultima meta.

Ventiquattro ore di viaggio.
Mille cinquecento chilometri.

Per potermi godere questa dolce malinconia.

Una fetta di torta.
Un caffè.
E la mia musica.
Mentre fuori dal finestrino il panorama cambia lento.
Mi ritaglio il mio angolo di solitudine sul treno affollato.

Ripenso agli incontri. Alle conversazioni. Ai sorrisi.

Molti di questi passeranno. Veloci come il vento.
Senza lasciare tracce. Persi nel cassetto dei ricordi sbiaditi.
Sulla luna. Accanto al senno di Orlando.

Ma alcuni.
Alcuni riafioreranno quando meno me lo aspetto.
Guardando la luna.
Assaporando una spezia.
Scattando una foto.

Sono le persone. I discorsi. Gli occhi sinceri. Che porto con me.

Oltre che qualche ricetta.
E ben trenta chili di rossa valigia.

mercoledì 10 novembre 2010

Un figlio di nome Elvis.


Adoro. Con tutto il mio cuore.
Una madre norvegese. Innamorata della sua passione.
Al punto di chiamare suo figlio Elvis.

Neanche Ligabue aveva osato tanto.

Elvis non porta scarpe di pitone.
E neanche un diamante in pieno dente.


Ma anche Elvis sa che per affittare una macchina. Per poter andare a fare il bagno nelle cascate. Servono poche. Ma essenziali cose.

Una carta di credito.
La patente.
Eventualmente del cibo. Tanta acqua.
Ed un costume da bagno.

Ma ad Elvis tutto questo non importa.
Elvis cercherà di affittare una macchina senza portarsi dietro la patente.
Ed Elvis farà il bagno con i pantaloni da motociclista.
Perché Elvis non porta neanche le mutande.

Ed Elvis infine farà contente delle simpatiche turiste giapponesi.
Quando. Nascosto dietro i cespugli per strizzare i pantaloni.
Si renderà conto di non essersi nascosto poi così bene.

lunedì 8 novembre 2010

Muratore per un giorno.

Finalmente ho trovato il modo di realizzare il mio sogno segreto.
Ho attraversato tremila chilometri.
Tra il mare ed il nulla.
Solo per poterlo fare.
Per poter passare un giorno. Un giorno soltanto.
Con dei vecchi vestiti. E tanto entusiasmo.

Per poter essere muratore.
Muratore per un giorno.
Muratore per pochi dollari.
Muratore per l'arte.

Pedro è un fotografo. Uno scultore.
Tira fuori l'anima del legno.
Sedie. Serpenti. Sogni.
Ha un sorriso sdentato. E la pancia da birra.
Un enorme talento.
E poco senso degli affari.

Rivoltiamo la sua umile dimora.
Per far riemergere la vecchia galleria d'arte. Che dorme sotto le ceneri.

Musica.
(Colonna sonora di Kill Bill II. Tanto per non farci mancare nulla.)
Vernice. E parole.

Tante parole. Fotografia.
Consigli. E scoperte.
E poi al tramonto sul molo.
Per sperimentare.

E con un sorriso soddisfatto sulle labbra porto a casa alcune delle foto più belle che abbia mai scattato.

domenica 7 novembre 2010

Darwin. E la sua gente.


Ogni posto ha la sua anima.
Che è diversa per ogni osservatore.
Dipende dalle sue scelte. Dal suo umore. Dalle sue voglie.
E un poco anche dal caso.

Darwin è calda e umida. Appiccicosa.
Primo avamposto della cultura aborigena. Del deserto. E della sua gente.

Per me è arte. E avventura.
Vissuta attraverso gli occhi degli altri.

All'aeroporto mi accoglie Zephyr.
Fotografo. Motociclista.
Con le unghie dei piedi smaltate di verde speranza.

Daniel
. Neozelandese.
Ha deciso di girare il mondo con la sua motocicletta.
Da sola attraverso l'Australia. L'Asia. E l'Africa.
A tempo indeterminato.

Vanessa. Canadese.
Con gli occhi azzurri e la pella ambrata.
Ha mollato tutto per l'avventura. Ed un camper.
Adora l'Australia. La sua gente. E il suo clima.

Pascal invece è deluso. Da una terra che ha sognato fin troppo.
E da bravo francese si lamenta.
Si lamenta ma continua il suo viaggio.
Sperando di venir contraddetto.

venerdì 5 novembre 2010

Frutti tropicali. Falsi miti. E assodate verità.

A quanto pare il mango è il frutto più diffuso al mondo.

Non ingaggiare un corpo a corpo con un mango.
Ne uscirai miseramente sconfitto.

Il kiwi va mangiato con tutta la sua pelosissima buccia.

L’avocado è il migliore amico dei back packers.
Con un avocado.
Una scatoletta di tonno.
Un pomodoro.
E tanta fantasia.
Si può sopravvivere almeno quattro giorni.

In alternativa l’avocado può essere usato come crema rigenerante per i capelli sfibrati dal sole.

Si puo giocare a bowling son una noce di cocco.
Ma non a calcio. E neanche a tennis.

Sembra che le banane non siano dei frutti.
Ma spezie.
Nonostante ciò proporre ad un’italiana di preparare un delizioso piatto di pasta con crema di funghi e banane rischia di compromettere i rapporti diplomatici tra i due paesi coinvolti nello spiacevole incidente.

Non lo sapevate?
Sapevatelo.
Su Discovery Channel.

giovedì 4 novembre 2010

Divorzio. [Divorce.]

Dopo sessanta giorni.
Tremila chilometri.
Le nostre strade si dividono.

Carlos ed Elvira hanno trovato una nuova famiglia. Che li amera' come li abbiamo amati noi.
Craig è in volo per Adelaide.
Mentre io attendo il mio aereo per Darwin.

C’è stata una dura battaglia per la divisione del cibo.
Ho gentilmente ceduto il burro d’arachidi e gli istant noodel con cui il britishman ha appestato le mie colazioni. In cambio dei miei amati cerali.
Ma sulle spezie non ho ceduto. Sono tutte mie!

Dopo tanto tempo è strano essere davvero di nuovo soli.

Craig è un cartone animato vivente.
Un bambino barbuto a cui hanno concesso la patente.

Una voragine senza fondo in cui è possibile far scomparire inaudite quantità di cibo in qualsiasi momento del giorno e della notte.
Un gentilman che mi ha deliziato con inaspettate melodie animalesche.

Un amico paziente che è riuscito a sopportare i miei repentini cambiamenti d’umore. I miei trip mentali. I miei insani bisogni alimentari.
Mi ha trascinato in acqua a sfidare le onde.
Mi ha accompagnato alla ricerca della mia tavola da surf.
Mi ha incoraggiata.
E ha riso di me.
E del mio entusiasmo.

Grazie.


After sixty days.
And three thousand kilometers.
Our path’s diverged.

Carlos and Elvira have found a new family that is going to love them as much as we did.
Craig is in flight to Adelaide.
I'm waiting for my plane to Darwin.

There has been a big fight for the division of food.
I kindly give up the peanut butter and the noodles, which has made my breakfast a smelling nightmare. Its in return for my beloved cerals.
I refused to give the spices, they’re all mine.

After so much time it’s strange to be really alone again.

Craig is a living cartoon.
A bearded child with a driving license.
A bottomless abyss in which it is possible to wipe out untold amounts of food at any time of day or night.
A gentleman that has delighted me with unexpected bestials melodies.


A patient friend that managed to put up with my mood swings. My mental trips. My insane alimentar needs.
He pulled me into the water to feel the challenge of waves.

He accompanied me in search of my surfboard.

He supported me.
And he laught at me.

And at my enthusiasm.

Thanks
.

mercoledì 3 novembre 2010

L'ultimo mare.

FOTO: Sphinx!

Ci sono alcune città che odi a pelle.
Senza alcun motivo.
Senza aver bisogno di nessuna scusa.
Cairns è una di quelle.

Forse sono solo stufa.
Stanca del mare. Del dolce far niente. Della costa Est.
Con gli occhi troppo pieni di meraviglia per aver voglia di esplorare anche queste.

Forse è il caldo.
I trentadue gradi all'ombra fiaccano anche lo spirito più avventuroso.

Forse sono le meduse.
Che infestano le coste. Pericoli mortali e trasparenti.
Che non permettono di rinfrescarsi le idee.

Forse è la burocrazia.
La ricerca di una nuova famiglia per Carlos ed Elvira. Che mi rendono malinconica.

Forse è l'anima commerciale di questa città.
I negozi dozzinali. I souvenirs. L'omologazione.
Che non mi affascinano.

O forse sono solo io.
E i miei malumori periodici.
Ed i miei capelli troppo lunghi.

Forse un bel taglio di capelli mi aiuterebbe.
Si.
Decisamente.

Un bel taglio di capelli è quello che ci vuole.

martedì 2 novembre 2010

Come sconfiggere le proprie paure.


Forse non tutti sanno che la sottoscritta ha una paura folle. E piuttosto ridicola. Dell’altezza.
Pochi fortunati hanno avuto il piacere di assistere a scene di panico durante la scalata della Cupola del Brunelleschi.
Qualche altro fortunato ha atteso ore che mi decidessi a saltare in mare dal mio scoglio. Due metri di terrificante vuoto.

Ed ora eccomi qui.
Imbragata a dovere.
Spaventata come non mai.
Mentre l’aeroplano raggiunge i suoi quattordici mila piedi di quota.

Non è vero. Non lo sto facendo davvero.
Guarda.
Da quassù il mondo sembra finto.

E quel fiume sembra un ricamo su una tela.

Non pensare. Non pensare.

Il tizio dietro di me inizia ad armeggiare con la mia imbragatura.
Non pensare.
È solo uno strano incubo.
Goditi il panorama.
Il mare è di una bellezza assurda.

Aprono il portellone.
Oh mio dio! No. Non farlo.
Ho cambiato ideaaaaaaaaaaaaa....


Rotolo nel nulla.
Urlo.
E rotolo.
Cielo. Mare. Cielo. Mare. Mare. Cielo. Mare.

Realizzo di essere ancora viva.
Smetto di urlare.
Fletto i muscoli. E sono nel vuoto.
Carica di adrenalina. E piacere.
Mentre sotto i miei occhi il mondo si srotola.

E la paura scompare.

lunedì 1 novembre 2010

Mille spiagge.

Ogni spiaggia ha la sua anima.
Ed è bello scoprire ogni suo piccolo segreto.
E cercare di conservarlo nel proprio cuore.







L'isola magnetica.

Io sono una ragazza cittadina.
Amo Milano.
Il traffico. E lo smog.
La metro sovraffollata.
E il freddo che ti entra dentro le ossa.

Non riesco a capire come mi sia lasciata trascinare in questo bush walking.
Da Craig.
E dal nuovo compagno di avventure.
Toni. Canadese.
Con una sfrenata passione per i volatili.

Scaliamo le montagne come allegre caprette.
Caprette in infradito. Ovviamente.
Sotto il sole impetuoso dei tropici.
Alla scoperta dell’antico forte che domina l’isola.
Risalente al lontano mille novecento quaranta due.

Magnetic Island deve il suo nome ad una bussola rotta.
Ma conserva intatto il suo fascino magnetico.
Tra baie mozzafiato.
Koala.
E wallabies. Piccoli cugini dei miei amati canguri.