domenica 26 settembre 2010

Byron. Poeta maledetto.

Alle quattro e mezza suona la sveglia.
Mi guardo attorno stupefatta. Prima di ricordarmi che la notte prima abbiamo deciso di andare a vedere l’alba.
Il faro di Byron Bay è il punto più ad est di tutta l’Australia.
Questa mattina siamo i primi ad ammirare la nascita del nuovo giorno.
Oro ed arancio.
Con qualche punta di rosa. Qua e la.

E mentre le onde s’infrangono fragorose contro la scogliera.
Vorrei condividere questa magia con qualcuno che non c’è.

Raccatto i miei sentimentalismi.
Alla ricerca di un meritato caffè.
A quest’ora la città è splendida.
Vuota e muta.
Colma di sole nascente.

Sorseggiando il migliore caffè che abbia trovato agli antipodi.
Osservo la città popolarsi.
Le caffetterie riempirsi di sedie e tavolini.
Le botique aprire le vetrine.
Le macchine iniziare il loro personale viaggio.

Byron Bay ha un misterioso fascino. Poetico e vischioso.
Attesa.
Forse questa è la parola giusta.
La sensazione è quella.
Attesa.
Continua attesa. Che qualcosa accada. Prima o poi.

Facciamo armi e bagagli.
E lasciamo questa dolce ragnatela. In qui sembra che tutti amino perdersi.

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