giovedì 7 ottobre 2010

Surfers Paradise. Un nome. Una leggenda.


FOTO: usadifranci
È proprio vero.
Non ci sono più i giovani di una volta.
Da quando c’è l’euro poi. I prezzi sono raddoppiati.
E non ci sono più neanche le mezze stagioni.

Abbandoniamo il NSW. E iniziamo il nostro viaggio attraverso il Queensland sotto il diluvio.
Acqua. Fulmini. Tempesta.
Il giorno dopo un sole impetuoso ci accompagna a scoprire la città.

Surfers Paradaise.
Pacchiana Mecca dei surfisti australiani.
Terra della cuccagna.
Paese dei balocchi.

Enormi grattacieli dominano la spiaggia.
In centro fast food per ogni gusto.
E la notte.
Luci e colori. Consumazioni gratuite. E donnine desnude.
Attirano i turisti nei loro locali come api al miele.

Decido da farmi tentare anche io.
Ho un debole segreto per le consumazioni gratuite.

Vanity.
Le ragazze sono decisamente svestite.
Ed io. Con i miei jeans. E le mie bretelle. Sono decisamente fuori luogo.
Ma riesco ad entrare comunque.
Forse perché in un raro momento di lucidità ho deciso di sostituire le infradito con un paio di ballerine.

Superati i controlli è d’obbligo la visita ai bagni.
Sorpresa.
Immensa stupore.
E meraviglia.
I bagni sono dotati di ben ventisette gabinetti.
Ventisette.
Li ho contati due o tre volte per essere sicura.
E ci sono pure una piastra. Un’arricciaspiccia.
E una vasta collezione di profumi. E trucchi.
Oltre che computer. Con libero accesso ad internet.

Devo ammettere che i bagni del Vanity sono un posto decisamente più chic e costoso della maggior parte dei posti che frequento generalmente.

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