domenica 31 ottobre 2010

Nel blu. Dipinto di blu.

FOTO: usadifranci

La mattina ci alziamo col sole.
L’acqua trasparente ci invita.
Maschera.
Pinne.
Boccaio.
E via.

Ci immergiamo nel mondo incantato.
Regno di roccia e vita.
Nella foresta di coralli vivono animali di ogni forma e colore.
Migliaia di pesci dalle pinne gialle mi circondano.
Pesci arcobaleno.
Pesci juventini.

Un’ombra si avvicina.
Un’enorme e nera ombra. Dall’aria poco raccomandabile. Viene a darmi un’occhiata.
Non preoccuparti. È amichevole.
Dubbiosa allungo la mano.
E accarezzo il meraviglioso velluto del pacifico mostro.

Più avanti mi imbatto in una tartaruga.
Magnifica ed elegante nel suo elemento.
Mi guarda incuriosita.
Ancora una volta allungo la mano.
Ed accarezzo la regina della barriera corallina.
Rimane li a farsi ammirare.
Incuriosita.

Tornati a bordo ci accoglie il profumo del bacon.
E delle uova.

Ah. Quanto mi manca il caffè.

sabato 30 ottobre 2010

Volareeeee. Oooo.

Da lassù il mondo è piccolo.
Meraviglioso.
Così lontano. E vicino.

E Fraser Island è incantata.





Incontri. E statistica.

Piccola considerazione statistica.
In Germania ci sono ottanta milioni di abitanti.
In Italia siamo in sessanta milioni.

Secondo un chiaro e lineare ragionamento logico per ogni italiano che incontro in Australia dovrei incontrare un tedesco e mezzo. Un tedesco. Un braccio. E tre gambe.
Facciamo due tedeschi interi per comodita'.
Hanno anche l’aggravante della madrepatria fredda e piovosa.
E tutto il diritto di infestare le calde coste australiane.

Ma in questi due mesi ho incontrato:
Quattro italiani.
Ventisette tedeschi.
Quarantadue inglesi.
E un numero non precisato di olandesi. Almeno una sessantina.
E loro sono solo sedici milioni.

C’è qualcosa che non mi torna in questi numeri.

Noi italiani non siamo un popolo di viaggiatori.
No. Noi emigriamo direttamente.
Abbandonando un paese che non ci merita. Svuotandolo dei suoi talenti.

Semplice rassegnazione. O puro realismo?
Vi prego illuminatemi.

venerdì 29 ottobre 2010

Paradiso tropicale.

FOTO: usadifranci

Whitsundays Islands.
Settanta quattro perle disseminate nell’acqua cristallina.
Gioielli tropicali.

Scogliere a picco sul mare.
Ricoperte di imponenti abeti.
Quindici metri di adrenalinici tuffi. Ai quali rinuncio volentieri.

Bianche. Interminabili spiagge.
Che si muovono con le maree.
In cui lo sguardo si perde.

Joe vive sulla sua barca.
Cinquantadue piedi. Due alberi.
Ormeggiata nel porto di Airlie Beach.

Sotto un cielo che cambia colore.
Mentre le stelle si affacciano sul mare.
Mangiamo.
Cous cous ai funghi e frutti di mare.
(Questa volta mi son proprio superata.)
Una birra.
E parliamo di mare. Di viaggi. D’amore.

Sotto cielo trapuntato di stelle.
Mentre la barca fende l’oscurità.
Ti penso.

giovedì 28 ottobre 2010

La capitale dei manzi.


Chiudete gli occhi.
Lasciate volare la vostra immaginazione.
Musica di sottofondo.
(Ennio Morricone per la precisione.)

I nostri impavidi eroi compaiono.
In sella a Carlos. The huge gay car.
Bianco e polveroso come non mai.

I volti dei nostri impavidi eroi esprimono tutta la sofferenza nel lasciarsi alle spalle l’amato surf. E al contempo la gioia per le nuove avventure che li aspettano.
Con movimenti lenti e precisi i due eroi attraversano il Tropico del Capricorno.
Gocce di sudore imperlano la loro fronte.
Per il caldo.
E la fatica del viaggio.

Rockhampton. Cittadina di frontiera.
Primo avamposto dell’outback.
Capitale australiana dei manzi.

E poi di nuovo in marcia.
Per sette lunghissime ore.
Asfalto.
Nero. E fumante.
Cicatrice nella campagna.

mercoledì 27 ottobre 2010

Il viaggio dentro se stessi.


Dopo due mesi. Tra la sabbia ed il mare. Ancora non so com’è nata l’idea di questo viaggio.

Si è chiuso un capitolo della mia vita.
Sono ufficialmente disoccupata.
Alla ricerca del mio futuro. E di una collocazione nel mondo.

E mi son voluta ritagliare uno spazio tutto mio.
Per esplorare me stessa. Ed imparare a conoscermi.
Ed amarmi.

A modo mio.

Ho tutto il tempo del mondo per pensare.
Al passato. Al futuro.
Godendomi il presente.

Scrivere questo blog.
Soffermarmi. Pensare alle parole. Ripensare. Condividere.
Non mi consente di perdermi neanche un’emozione. Di ignorarla.

Mi metto in gioco.

C’è chi mi aspetta a casa.
E chi aspettava di incontrarmi. E mi cambia la giornata.
Con un sorriso. Una parola. Una storia.

Ed ogni giorno ripenso a quel piccolo momento di follia.
Quel lampo di genio.
Che mi ha cambiato la vita.

lunedì 25 ottobre 2010

Ultime onde.

Agnes Water è l’ultimo baluardo degli indomiti surfisti.
Prima che l’orribile e cattivissima barriera corallina uccida ogni onda.

L’ostello è un covo di irrinunciabili surfers. Che non riescono a dire addio all’ultima onda.

Full moon party.
Raggiungiamo silenziosi la spiaggia. Guidati dalla sola luce della luna piena.
L’atmosfera è irreale.

Un fuoco scoppietta felice.
Lanciando scintille che vanno a confondersi con le stelle.
Rane e grilli fanno a gara per coprire il rumore delle onde.

Il mare è gelido.
E risplende di luce lunare. Come se fosse stregato.
Entriamo pian piano nell’acqua nera e scintillante. Con le nostre tavole.
Senza poter vedere la pericolosa vita che scorre la sotto.

Ma questo rende l’ultima onda ancora più eccitante.

Non è Francesca.

Canguro boxer.
Macchina fotografica.
Amore al primo sguardo.

Perchè qualcuno mi pensa.

domenica 24 ottobre 2010

Segreto.



Whose motorcycle is this?

It's a chopper, baby.

Whose chopper is this?

It's Zed's.

Who's Zed?

Zed's dead baby. Zed's dead.


Questo è un post in codice.

Perché son stata monella. E non voglio che mia madre lo venga a sapere.


Negherò sino alla morte di aver guidato una moto. Un chopper per la precisione.

In vita mia mai indosserò un giubbotto in pelle nera borchiato con fuoco e fiamme stampate sul retro.

(Che peraltro mi starebbe da dio.)

Non dirò mai di aver attraversato in sella ad un rombante destriero una distesa piena di pacifici e saltellanti canguri.

E non ammetterò mai e poi mai che una cosa del genere potrebbe anche essere meravigliosamente liberatoria.

Il vento che punge il viso.

(Ed i moscerini che esplodono sugli occhiali da sole.)

Il rombo del motore.

La strada che scorre veloce sotto di me.

Il giorno che muore sul pontile pieno di scintillanti motociclette.


Ma nulla di tutto ciò e mai accaduto.

Ne mai accadrà.


Non ho mai detto nulla del genere.

Non mettetemi in bocca parole non mie.


Sporchi comunisti!

sabato 23 ottobre 2010

Meraviglia.


Un'onda. Il sole.
Ed un fotografo.

Ed il pensiero che questo e' l'ultimo giorno di surf.
Da godermi sino in fondo.

Oggi sciopero.
C'e' la luna piena.

venerdì 22 ottobre 2010

Sacrificio d'amore.


questo è per me.
Originally uploaded by usadifranci

Gli aborigeni raccontano di un marito geloso.
E della sua giovane sposa. Innamorata dell’arcobaleno.
Una sera il marito la scopre. Sulla spiaggia. A fissare il suo amato.
Ed in preda alla gelosia scaglia il suo boomerang per ucciderla.
Ma l’arcobaleno dall’alto del cielo vede tutto.
Si sacrifica per lei.
E colpito dall’arma letale piove sull’isola.
Regalandole i suoi colori.

Il bianco purissimo della sabbia del Lago Mac Kinzie.
Che per qualche misteriosa ragione ha lo stesso ph della nostra pelle.
Chiaro e trasparente. Riflette l’azzurro del cielo.
E lascia la pelle liscia e meravigliosamente idratata.

Il Red Canyon.
E quello dorato.

La spiaggia rosa.
La foresta verde e rigogliosa.
E l’azzurro del mare.

Dall’alto. Sul nostro aeroplanino ci godiamo ogni sfumatura di questo magico sacrificio d’amore

giovedì 21 ottobre 2010

La politica del terrore.

Qualche piccola precisazione prima di entrare nella foresta pluviale.
Su Fraser Island sono presenti nove delle venti specie di serpenti velenosi australiani. Dei quali quattro mortali.
Se malauguratamente veniste morsi. Niente panico.
Sedetevi sotto un albero. Rilassatevi. E mandatemi a chiamare.

Non infilate le dita in nessun pertugio.
Potrebbero essere la tana di qualche velenosissimo ragno assassino.

Sullisola ci sono anche dei dingo.
Famelici cani lupo.

Generalmente non dovrebbero attaccare l’uomo.

Ma se scappate potrebbero pensare che siate una qualche preda. E darvi un assaggino.
Se ve li trovate davanti fissateli negli occhi. E ergetevi imponenti davanti a loro. Non lasciatevi intimorire.

Benvenuti.

Spero vi godiate il vostro soggiorno.

mercoledì 20 ottobre 2010

Fraser Island. Sono viva.


L’omino del tempo che vive sulle nuvole.
E che ultimamente aveva deciso di rendermi la vita impossibile.
Ha deciso di volermi bene di nuovo.
E mi ha regalato tre splendidi giorni di sole.
Caldo.
Meraviglioso.
Assoluto sole.

Fraser Island.
Cento venti chilometri di pura sabbia.
Sulla quale la Natura ha deciso di sfidare i suoi limiti.
Foreste pluviali.
Laghi immensi e purissimi.
Canyon sabbiosi dai mille colori.

L’isola si può esplorare solo con il fuoristrada.
E per una volta decidiamo di prendercela comoda. E farci guidare.

Da bravi turisti dividiamo quest’esperienza unica con altri diciannove bravi turisti.

Questo è il relitto di una nave giapponese.
Click. Click.
Bagno veloce nella piscina di Champagne.
Pranzo al sacco.
Guardate un dingo.
Click. Click.

Scaliamo Indian Head sotto il sole delle due.
Imprecando ad ogni passo.
Ma la sopra. Sull’orlo del precipizio la vista è da togliere il fiato.
L’Oceano. Come un pavone vanitoso. Sfoggia tutte le tonalità d’azzurro a sua disposizione.
E osservando le tartarughe far capolino tra le onde. Tutto il resto sparisce.
E sono li.
Sola.
Sull’orlo della meraviglia.

domenica 17 ottobre 2010

Le montagne di vetro.

Allora.
Ci sono un inglese.
Un italiano.
Un francese.
E due svizzeri. Che decidono di andare a fare una gita.

Le Glass House Montains si ergono nel mezzo del nulla.
Resti millenari di un antico vulcano.

La leggenda narra di una famiglia prosperosa.
Di un'alluvione.
E di un figlio codardo. Che anziché aiutare la madre e i fratelli fugge.
Ancora oggi lo si può vedere.
Inseguito dal padre furibondo.
Col capo chino. E un ruscello. Lacrima che gli solca il viso.

E da qualche parte. Nella foresta circostante.
Si nasconde un folle scienziato.
Che conduce i suoi folli esperimenti.
Alla ricerca della formula per creare la più grande.
Famelica.
E resistente.
Zanzara assassina che si sia mai vista.

sabato 16 ottobre 2010

Maledetto raffreddore.

Ci rimettiamo in marcia.
Cercando di lasciarci la pioggia alle spalle.
Noosa Head è una cittadina di mare.
Surf shop e gelaterie.

La sempre utile Lonley Planet ci informa che Noosa è anche la patria delle roundabout.
Oltre cento utilissime rotatorie per tremila anime.

L'ostello rosa shocking e buddista invita a stringere legami.
Delphine. Parigina. Fisioterapeuta per bambini disabili.
Mattias e Zara. Svedesi. Biondissimi. Ed innamoratissimi.
Uzu. Dal giappone con furore. Viaggia con ben quattro tavole da surf.
Ciràn e Franzeska. Svizzeri entrambi. Parlano due lingue diverse.

La spiaggia è a due passi.
E finalmente.
Fradicia d'Oceano.
Mi dimentico della pioggia.

E scalza. In costume da bagno.
Mentre rientro in ostello.
Mi rendo conto del perché questo stupido raffreddore non mi abbandonerà a breve.

venerdì 15 ottobre 2010

Ritratti.

Larissa è bellissima.
Efelidi. Capelli di fuoco. E pelle di porcellana.
Tra tre settimana parte anche lei. Ancora non sa dove andrà. Ma la sua valigia è già pronta.
Ci ospita di nascosto dalla nonna in vacanza.

Carol. Timida e riservata.
Lavora per il governo. Viaggia per conto suo. Alla ricerca di qualcosa di diverso.
Cerca di farci amare Brisbane sotto la pioggia.

David. La sua casa si affaccia sul mare.
Vende barche ai ricconi. E ci porta in gita sul suo piccolo catamarano.

Keith non può ospitarci.
Questo fine settimana c’è il suo raggio di sole. Oliver. Tre anni.
Ma ci invita per colazione.
Toast. Uova. Pancetta. Salsiccia. E frutta.
Costruiamo aeroplanini di carta per Oliver.
Che ci ignora allegramente preso nelle sue costruzioni.

Ognuno è diverso.
Ognuno ha le sue ragioni. I suoi perché.
Semplice amore. Voglia di viaggiare. Di conoscere qualcosa di nuovo. Di condividere.
Di scavare dentro se stessi.

Ma tutti ci accolgono con la stessa incondizionata fiducia.
E ci regalano il loro tempo. La loro storia.
Un pasto. O due.
Un tetto sopra la testa.

Non veo l'ora di ricambiare.

giovedì 14 ottobre 2010

Let's go clubbing.

Venerdì 8 ottobre 2010

Carol non esce molto la sera.
Preferisce ritrovarsi con gli amici. Ma ci porta a scoprire la vita notturna di Brisbane.
Nella Valley.

Un’ampia via. Costeggiata di locali ed insegne luminose.
Pub. Discoteche. Clubs.

Sotto una pioggia leggera passiamo da un locale all’altro. A caso.

Primo tentativo.
Alle pareti schermi. Davanti ai quali passano le loro serate i videogame-addicted.
Una birra. E via di nuovo.

Il locale accanto.
Rosso e oro. Palloncini adornano il soffitto. E mangiatrici di fuoco in corsetto dilettano il pubblico.
Una birra. E via.

Attraversiamo la strada.
Atmosfera anni sessanta. Sul palco otto ragazzi dall’aria innocente come i Beatles degli esordi danno libero sfogo al loro talento inespresso. Ognuno secondo il proprio ritmo. In una cacofonia indescrivibile.
Una birra e via.

Per lo spuntino di mezzanotte.
Salsa di melanzane. E pane. Alla greca.

mercoledì 13 ottobre 2010

martedì 12 ottobre 2010

Burocrazie. Feste. Globalizzazione.


Craig deve registrare Carlos all'anagrafe delle macchine.
Per il passaggio di proprietà.

Ovviamente Craig se ne ricorda venerdì mattina.
Ed ovviamente c'è da fare la revisione. Security Check.
Che ovviamente non si può fare prima di lunedì.

Pare che il nostro soggiorno a Brisbane sia destinato a prolungarsi.
Ovviamente ha anche ripreso a piovere.

Possiamo cogliere l'occasione per partecipare ad una tipica festa locale.
Che si svolge una volta all'anno.
L'Oktoberfest.

In alternativa c'è un'interessante rassegna di film stranieri.
Quali Draquila.
Sorry if I want to marry you
.
Cosmonaut
.
E Baaria.
Undicesima edizione dell'Italian Film Festival.

In fondo l'Australia non è così lontana.

lunedì 11 ottobre 2010

Cosa passa per la testa di una donna.

FOTO: nailuj..,

I pantaloni mi scendono.
Devo essere dimagrita.
Impossibile.
Non faccio che mangiare. Pensare a mangiare. E pensare.
A meno che. Magari pensare al cibo consuma calorie.
Quando rientro devo brevettare la dieta del pensiero.
Assolutamente.
Quando rientro ci sara' un freddo cane.
Cosa diavolo mi metto? Devo trovare qualche temeraria che mi accompagni a fare shopping a dicembre.
In mezzo alla folla pre-natalizia.
Devo anche comprare i regali di Natale. E qualche cosa per la casa nuova. Ed organizzare la festa del rientro. Cosa cucino?
Magari faccio una cena Thai.
Riusciro' a far entrare cinquanta persone in salotto?
Thò. E' verde.
Posso attraversare.

Quando un uomo si chiede cosa passi per la testa di una donna. In realtà non vuole saperlo.
Ne sa qualcosa il povero Craig.
Che dopo questo viaggio non vorrà più senitre vedere una donna neanche dipinta.

domenica 10 ottobre 2010

La luna


Chris guarda la luna.
Ogni giorno i turisti dicono addio all'Australia da la sopra.
E lui li ha immortalati.
Accanto alla luna.

Le regate del mercoledì.

Mercoledì 29 settembre 2010

Ogni singolo mercoledì. Sotto il sole e la tempesta.
I velisti di Brisbane si incontrano a Manley. Per sfidarsi. E regalare un’emozione.
A chi non ha mai veleggiato.
E a chi ha dimenticato come si fa.

Ci mettiamo in lista.
Facciamo colazione sul molo.
E attendiamo di essere arruolati.

Ci serve qualcuno di atletico. E che non abbia paura di bagnarsi.”
Mi faccio avanti. Loro mi guardano dubbiosi.
Ma è troppo tardi.

P e R. Pensionati. Australiani sino al midollo. Velisti impenitenti. Mi accolgono sul loro trimarano.
Parliamo di religione. Dei crimini della Chiesa. Di colonialismo e colonie.

Sotto un cielo che puoi toccare con un dito. Nuvole di panna. E zucchero filato.
E un vento che proprio non ne vuole sapere di gonfiare le vele.
(Punizione divina?!?)
Ma va bene lo stesso.
E non importa che Craig sia sulla barca del vincitore.
O che abbia banchettato con tartine al salmone e caviale. Sorseggiando vino.

L’importante è partecipare.

Sempre e comunque.

sabato 9 ottobre 2010

Cartolina da Byron Bay

Byron Bay.
Dove il mare ed il cielo giocano coi colori. Nell'attesa della tempesta.

A quanto pare non son così fortunata col tempo.
La pioggia m'insegue imperterrita.







Brisbane per turisti.

Brisbane e' una bella donna australiana.
Calda. Umida. Tropicale.
Con un'impronta moderna.

Banani. Palme. Case dal vago sapore coloniale si confondono con i palazzi futuristici.
I colori accesi. E le forme geometriche.

Il fiume scorre lento attraverso la città'. Pigro pitone.

Nella city ampie piazze.
In cui i vecchi palazzi europei strizzano l'occhio alle giovani costruzioni moderne. Provocanti e fantasiose.

Più' a sud. In un'ansa del fiume sorge il centro culturale. Cuore pulsante della città'.
Galleria d'arte moderna. Biblioteca nazionale. Museo della scienza. Teatro.
Enormi vetrate. Fontane. E giardini.
In un corridoio buio. D'improvviso tre enormi balene cantano le loro struggenti melodie. Richiami d'amore lontani.

Proseguendo ad est. Lungo il fiume.
Sorgono i giardini tropicali.
Dentro cui si nascondono bar e ristoranti etnici.
Ed un'enorme piscina salata.
Palme. Bagnini. Ed una spiaggia dorata.

Volere e' potere.

giovedì 7 ottobre 2010

Surfers Paradise. Un nome. Una leggenda.


FOTO: usadifranci
È proprio vero.
Non ci sono più i giovani di una volta.
Da quando c’è l’euro poi. I prezzi sono raddoppiati.
E non ci sono più neanche le mezze stagioni.

Abbandoniamo il NSW. E iniziamo il nostro viaggio attraverso il Queensland sotto il diluvio.
Acqua. Fulmini. Tempesta.
Il giorno dopo un sole impetuoso ci accompagna a scoprire la città.

Surfers Paradaise.
Pacchiana Mecca dei surfisti australiani.
Terra della cuccagna.
Paese dei balocchi.

Enormi grattacieli dominano la spiaggia.
In centro fast food per ogni gusto.
E la notte.
Luci e colori. Consumazioni gratuite. E donnine desnude.
Attirano i turisti nei loro locali come api al miele.

Decido da farmi tentare anche io.
Ho un debole segreto per le consumazioni gratuite.

Vanity.
Le ragazze sono decisamente svestite.
Ed io. Con i miei jeans. E le mie bretelle. Sono decisamente fuori luogo.
Ma riesco ad entrare comunque.
Forse perché in un raro momento di lucidità ho deciso di sostituire le infradito con un paio di ballerine.

Superati i controlli è d’obbligo la visita ai bagni.
Sorpresa.
Immensa stupore.
E meraviglia.
I bagni sono dotati di ben ventisette gabinetti.
Ventisette.
Li ho contati due o tre volte per essere sicura.
E ci sono pure una piastra. Un’arricciaspiccia.
E una vasta collezione di profumi. E trucchi.
Oltre che computer. Con libero accesso ad internet.

Devo ammettere che i bagni del Vanity sono un posto decisamente più chic e costoso della maggior parte dei posti che frequento generalmente.

mercoledì 6 ottobre 2010

Animali nazionali.

Foto presa di qui


Proprio non ce la faccio. Io amo i canguri.

Inauguro la nuova rubrica.
Immagini random.
Pensieri sconnessi.
Sesso. Alcool. E rock'n'roll.

Attendo segnalazioni.

Per te.

In una piccola isola. Lontana e selvaggia.
E' un giorno speciale.
Per una persona speciale.
Ed io vorrei essere li. Per vivere questo momento con una delle persone a cui tengo di più al mondo.
Treno impetuoso che niente e nessuno può fermare.

martedì 5 ottobre 2010

Amore in cucina. Maloreddusu con gamberi e bottarga.


Una delle poche cose per cui spendo in viaggio è il cibo.
Ovunque io sia.
Qualunque cosa stia accadendo.

Assaporare i piatti locali.
Scoprire nuove ed impreviste combinazioni.
Nuovi sapori.

Ma mangiare non mi basta.
No. Voglio portare un poco di questa magia in Italia.
E cucinare per le persone che amo.

Australian Good Food.
In tutte le edicole.
E' mio.

Lo sfoglio curiosa.
Sorrido. Quando la vedo.
Sorprendente incontro tra le mie due isole.

Malloreddus con gamberi e bottarga affumicata.

Ingredienti per quattro persone:
Trecento cinquanta grammi di malloreddus (gnocchetti sardi).
Un cucchiaio di olio d’oliva.
Quattro spicchi d’aglio tritati.
Un piccolo peperoncino.
Sei foglie di basilico profumato.
Venticinque grammi di burro.
Cento grammi di bottarga grattugiata.

Otto gamberi tigre, sgusciati e puliti.
Due cucchiai di olio d’oliva.
Una carota, tagliata a rondelline.
Una cipolla tritata.
Un gambo di sedano tritato.
Tre spicchi di aglio tritati anche loro.
Quattro cento grammi di pomodori a dadini.
Mezzo mazzo di basilico.
Tre tazze di brodo di pesce.
Una foglia di alloro fresco.
Cinque grani di pepe nero.

Bagnare i gamberi con un cucchiaio di olio. Mettere in forno preriscaldato. 180°C per dieci minuti.
Con l’olio rimanente. Le carote. Le cipolle. Il sedano. E l’aglio. Fare un soffritto in una teglia. A fuoco vivace. Aggiungere i gamberi. Il pomodoro. Ed il basilico. Cuocere per cinque minuti. Quindi aggiungere il brodo. Sale e pepe.
Da quando bolle continuare la cottura a fuoco lento per mezz’ora. Con un colino separare il brodino dal resto. Tagliare i gamberi a dadini.
Cuocere i maloreddus. Nell’acqua di cottura versare due cucchiai del brodo di gamberi.
Scolare la pasta al dente. Molto al dente.
Ultimate la cottura con il condimento di gamberi. E il brodo rimasto.
Aggiungere il burro e la bottarga grattugiata. Far dorare per due minuti
Servire immediatamente.

Accompagnare con un bel vermentino di Sardegna.

lunedì 4 ottobre 2010

La politica del si.


La mia politica è dire si.
A qualsiasi proposta. A qualsiasi evento.
E difficilmente me ne sono pentita.

(Detta così suona piuttosto male. Lo ammetto.
Ma non sono ammessi pensieri maliziosi.
Per nulla.)

Domani suona Busta Rhymes. Vieni?
La Ryanair vende biglietti a cinque centesimi. Andiamo a Praga tra diciotto mesi e trentasei giorni. Sei dei nostri?

Mostra gratuita di spille da balia in ceramica indiana traforate a mano. Andiamo?

Corso di danza del ventre. Lo facciamo?

Fiaccolata contro l'omofobia alle tre di notte del giorno prima del tuo esame?

La mia risposta sarà sempre si.
Portafoglio permettendo. Ovviamente.
E in un modo o nell'altro non me ne sono mai pentita.

Una sera a Byron Bay. Non sai cosa fare.
C'è un concerto. Venti dollari. Andiamo?
La risposta è scontata.

Ash Grunwald.
Funky. Blues.
Con contaminazioni elettroniche.
Suonano con il sorriso sulle labbra.
E tanta passione.

E' bello scoprire qualcosa di nuovo.
Mischiandosi alla folla in delirio.
Ballando fuori tempo.
Sorridendo.


domenica 3 ottobre 2010

Mai sottovalutare il cielo.

FOTO: Anche*

La pioggia ci segue. Senza pietà.
Piove. E se non piove minaccia di piovere.
Avevo sottovalutato il fattore clima sub-tropicale.
Piove tutta la notte.
La mattina splende il sole. Un soffio di vento. E tutto cambia.
Una goccia. Due. Tre.
Piove.
Diluvia.

E il meteo non promette nulla di buono.
Rischio inondazioni.

Siamo bloccati a Byron Bay.
Craig sorride felice. Si sente a casa. Vago profumo d’Inghilterra.
Io impazzisco.
Nell’attesa che passi la tempesta.

sabato 2 ottobre 2010

Libertà.

Rosse.
Nere.
Verdi.
A righe.
O a fiori.
Ballerine. Decolté. Stivali. Mocassini.
Sono donna. Non posso fare a meno di amare le scarpe.

Ne possiedo un discreto quantitativo.
Le indosso fantasiosa.
E le ammiro nelle vetrine milanesi.
Sogni proibiti. Fuori dalla mia portata.

Ho smesso di indossare le scarpe qualche chilometro fa.
Le porto nel taschino.
Senza rimpianti.

Sento la terra sotto i miei piedi.
La sabbia.
L’erba.
L’asfalto.
Assaporo ogni superficie. Curiosa. E meravigliata.

Finalmente libera.

venerdì 1 ottobre 2010